Di lati negativi dei social ce ne sono tantissimi, ne sentiamo parlare tutti i giorni e nei modi più disparati. La verità è che, secondo me, parlare di social in modo generico è realmente sbagliato. I social non sono un unico mondo, sono un insieme di piccoli mondi, direi di nicchie, tutte estremamente diverse tra loro. C’è la nicchia della moda, la nicchia del food, la nicchia dei teenagers, la nicchia dei libri, la nicchia della cultura, la nicchia del giornalismo, la nicchia dello sport e così via. Non è altro che la riproposizione del mondo reale in modalità differenti, con un modo di comunicare diverso e, di conseguenza, di affrontare diversamente determinati argomenti.
Il vantaggio dei social, a differenza di quel che accade però nel mondo reale, è che le nicchie non sono chiuse per davvero. Sono nicchie con una porta senza serratura, chiusa ma apribile con una spintarella. Basta cominciare a seguire una persona, tramite lui se ne scoprono altre 10, 20, 100 e si entra in un vero e proprio giro. Molto spesso sono persone che si conoscono tra loro, che si frequentano nella vita vera o anche solo sui social. Parlano lo stesso linguaggio, frequentano gli stessi posti e spesso amano gli stessi argomenti e le stesse storie, tutti in maniera diversa e interessante in modo differente.
In ogni nicchia si affrontano gli argomenti più disparati e la verità è che a sceglierli, molto spesso, non sono gli appartenenti a quella nicchia ma chi la segue e, pian piano, magari ci entra. Accade così che si cominci in una certa nicchia a parlare di certi argomenti perché ci si rende conto che i followers ne hanno bisogno, per i motivi più disparati. Accade che chi segue una determinata cerchia di persone trovi in alcune veri e propri punti di riferimento, capita che quei punti di riferimento siano in grado di dialogare bene con i loro followers, di mettere su conversazioni belle e interessanti al punto che il follower in questione arrivi a confidarsi più con chi segue che con chi ha a casa. Parliamo, per esempio, dei boxini delle domande: lì i seguaci riversano dubbi, opinioni, idee e vere e proprie confessioni. Quello diventa il luogo in cui poter parlare liberamente delle proprie idee (che magari non si ha il coraggio di dire in altri contesti), di mettere nero su bianco dubbi irrisolti e di confessarsi su argomenti di ogni genere, anche quelli che fuori dai social sono – purtroppo ancora spesso – tabu’.
Prendiamo il sesso: mi è capitato nei giorni scorsi di notare come più personaggi appartenenti alla nicchia che io seguo – cultura, lifestyle – cominciassero a parlare di sesso e sex toys. Per caso, chiacchierando con boxini di domande e direct, è venuto fuori che molti, moltissimi si vergognano a parlare di certi argomenti con gli amici e persino con i loro partners. Però hanno cominciato a farlo sui social: io, che a quella conversazione non ho partecipato e l’ho solo seguita, sono venuta a conoscenza di una marea di storie e storielle, dubbi, idee di ogni genere sull’argomento. Non era un argomento che realmente mi interessava approfondire, forse lo ritenevo lontano da me e tabu’ anche io, però dopo aver seguito queste chiacchierate e questi scambi mi sono resa conto di considerarlo in maniera diversa, di sentirmi quasi più libera di parlarne semplicemente perché quegli scambi mi hanno confermato che a parlarne liberamente di certe cose non c’è assolutamente nulla di male (come a farle eh, poco ma sicuro). Allora ho cominciato a interrogarmi sul potere dei social, scorgendone in questo senso solo un lato positivo. Vero è che i social possono orientare in vario modo, a volte anche distorto e negativo, l’approccio alla vita di chi li usa tanto (a volte, bisogna dirlo, in maniera decisamente sbagliata), ma è anche innegabile quale immenso potere abbia un social di sdoganare certi argomenti, di rendere quotidianamente la conversazione – culturale in questo caso – libera e propositiva, fino a rendere liberi noi stessi di parlarci e scoprirci. I social ci aprono mondi, ci fanno realmente sentire meno soli quando ci rendiamo conto che possiamo parlare, prima tramite un boxino ma domani magari in un locale con un calice di vino. Può e deve diventare così libera la conversazione.
Con l’uso costruttivo dei social, che troppo spesso colmano la necessità non solo di dialogo ma anche di ascolto di chi ne fruisce da follower più che da utente seguito, si arriva a rendere giustizia ad una libertà che oggi -ahinoi – si fa ancora fatica ad ottenere. Con i social, ad esempio, in molte nicchie e in maniere differenti, si sta sdoganando quell’aura di complessità e mistero ancora esistente attorno ad un percorso di psicanalisi. Penso a quel che accade nei confronti con alcuni personaggi dello spettacolo e influencer, ma anche alla bravura di molti psicologi di fare dei social uno strumento per far conoscere la cura della mente. Tante, tantissime persone – e lo so perché l’hanno scritto nei direct e nei boxini di quei personaggi – hanno cominciato ad andare da uno psicologo perché si sono resi conto che non c’è nulla di male nel farlo, che non sono i soli ad aver bisogno della strada giusta per affrontare piccoli e grandi problemi, che non c’è assolutamente nulla di male nel dire che mercoledì mattina non possiamo rispondere al telefono per un’ora che serve a noi, che in quella stessa ora anche la persona che tanto ammiriamo sui social si dedica quel momento e non fa stories. Allora diventa più facile parlare e parlarsi, aiutare e aiutarsi. Il social diventa un vero network, un vero scambio proficuo. Anche a chi, quindi, dice che oramai ogni social è degenerato mi sento di dire che forse sono degenerate alcune nicchie, esattamente come accade nel mondo non virtuale, ma molte altre sono belle e sane e, soprattutto, sempre pronte a vincere su tutto il resto.
Questo post è ispirato da alcuni che credo sappiano fare dei social il luogo sano e bello che ci meritiamo, taggo i profili instagram che più degli altri mi hanno spinta a riflettere, perché magari vi va di entrare a far parte di questa nicchia sempre bella.