Immaginate che ora, in pieno momento di crisi del mondo dello spettacolo, un gruppo di giovani decida di investire nella sua passione. Immaginate che ci riescano, che mettano su un progetto e riescano a portarlo in scena. Bene, ora aprite gli occhi e scoprite che è vero, è ancora possibile.
Uno spettacolo di danza contemporanea ha sempre moltissimo dietro, L’Inspiegabile Hassenso, che ho visto al Teatro del Fuoco di Foggia al suo debutto, ha alle spalle molto più di quanto si immagini. A raccontarmi il retroscena di uno spettacolo che poi si è rivelato degno di un esperimento ben riuscito sono stati i tre fondatori di Organic – Laboratorio d’Arte. Li ho incontrati qualche ora prima che andassero in scena, mi hanno descritto la loro idea e la loro esperienza con gli occhi colmi, contemporaneamente, di luce e paura. La prima, quella della passione forte e irrefrenabile, la seconda quella di buttarsi in un campo artistico complesso e di farlo in un momento difficilissimo. Dalla loro indubbiamente il coraggio che la giovane età trasforma in valore aggiunto, mai in azzardo.
Pierpaolo Scida, 27 anni, project manager e curatore, Daniele Natale, 21 anni, direttore artistico e coreografo, e Francesco Pio Natale, 19 anni, direttore musicale e ideatore delle composizioni dello spettacolo: sono loro i tre fondatori del laboratorio artistico. Si definiscono solo laboratorio, non società nè compagnia. Raccontano della loro idea di sperimentare con musica e danza tutto ciò che sentono e, poi, della voglia di condividerlo con un pubblico per capire dove li porta ogni loro idea.
“Abbiamo pensato di ripartire dal silenzio e dalle difficoltà del mondo dello spettacolo in questo momento” – mi ha detto Pierpaolo – “con l’idea di riprendere il contatto diretto tra artisti dopo questo tempo di lontananza. Abbiamo quindi selezionato un cast, messo su questo spettacolo e deciso di restituire al pubblico il risultato del laboratorio artistico.”
Pierpaolo è il più grande – e anche il più loquace – del gruppo. Lui si è formato all’Accademia Professione Musical di Parma e ora è studente del DAMS di Roma. Alle spalle ha un po’ di anni di collaborazione con la compagnia del Teatro Sistina di Roma ed è lui che spinge anche Daniele a raccontare i suoi mille talenti. Il coreografo è un artista a tutto tondo, diplomato al liceo artistico ha poi studiato a Parma, presso Professione Danza di Lucia Giuffrida e Francesco Frola. Dalla sua formazione nasce la collaborazione stretta con il Balletto di Parma, che con lui va in scena in questo spettacolo. Il Balletto di Parma è la compagnia giovane dell’accademia di danza della città, sono danzatori esordienti ma indubbiamente talentuosi.
“Le coreografie e le musiche sono nate sul campo, improvvisando al momento”, ha raccontato Daniele, cercando di rispondere alla mia curiosità dovuta alla più grande particolarità di questo spettacolo. I danzatori, infatti, si esibiscono con musica dal vivo ma non è tutto. Pianoforte e tromba accompagnano le coreografie, le musiche sono scritte da Francesco Pio. I passi sono nati assieme alla musica e viceversa, ballerini e musicisti si sono confrontati per 23 giorni di allestimento e hanno creato l’intero spettacolo. “Per questo lo definiamo laboratorio” ha quindi detto Daniele ” abbiamo mischiato i background dei ballerini e le idee dei musicisti, quello che è venuto fuori può anche non piacere ma sicuramente è una novità.”
E il titolo dello spettacolo? “L’idea è quella di portare in scena non qualcosa che ha una drammaturgia o un significato specifico.” ha raccontato Pierpaolo- “Inspiegabile perchè abbiamo portato tante cose insieme e artisti che hanno messo insieme qualcosa che può essere inspiegabile, ma da cui può partire ciò che ha senso e avrà senso.”
Loro, quindi, hanno scelto di seguire passione e istinto, alla ricerca di un senso che forse arriva direttamente in maniera soggettiva a chi li guarda danzare e suonare. L’unico artista adulto che li accompagna è lo scultore Flavio Grasso, che ha contribuito con l’allestimento della scenografia a creare un’atmosfera suggestiva tanto per i ballerini quanto per il pubblico.
Il risultato, in fin dei conti, è semplice quanto forte. Le coreografie sono accattivanti quanto la musica, non c’è azzardo che possa stonare, solo talento che viene fuori anche nel più semplice dei passi. Improvvisare musica e danza è pretenzioso solo se si esagera, ma in quel “a noi non interessa la fama, solo raccontare quello che ci piace fare” detto da Daniele durante la nostra chiacchierata c’è forse l’arma vincente di questo esperimento.
Organic – Laboratorio d’Arte ora vuole crescere, portare i suoi progetti in giro per i teatri e dimostrare solo che con la danza e con la musica si può ripartire, anche se si è giovani e questo mondo è spietatissimo.
Se l’arte è restituire al pubblico quello che si crea questo spettacolo è artisticamente riuscito.